martedì 11 marzo 2025

Architetto LUCIANO PIA, “25 Green”: una casa tra gli alberi

Architetto LUCIANO PIA
architettura organica e sostenibilità urbana

“25 Green”: una casa tra gli alberi











LUOGO: Italia, Torino, Via Chiabrera 25
TIPOLOGIA: nuovo edificio
FUNZIONE: unità residenziali
SUPERFICI: 7.500 mq
INIZIO PROGETTO: 2007
FINE CANTIERE: 2012
COMMITTENTE: Privato

“25 Green”: una casa tra gli alberi

Una nuova casa ha messo radici a Torino. La sua struttura è in acciaio e sembra una foresta dove gli alberi sono radicati in terrazze dalle forme irregolari, gli specchi d’acqua sono attraversati da basamenti e giardini rigogliosi ricoprono i tetti. L’edificio è stato pensato come una foresta viva, una casa sugli alberi come quelle che i bambini sognano e a volte costruiscono.

Il progetto nasce dall’esigenza di realizzare un edificio residenziale a completamento di un isolato caratterizzato da disomogeneità e prospettive eterogenee. L’obiettivo del progetto è sia la costruzione del perimetro dell’isolato con una facciata continua, sia la creazione di un filtro tra lo spazio abitativo interno e le strade. Il progetto vuole creare uno spazio di transizione fluido e fluido per addolcire il passaggio dall’interno all’esterno dove lo spazio è sempre godibile. Il passaggio fluido e mutevole è enfatizzato da un uso mirato del verde e dei materiali da costruzione in modo da creare una struttura compatta e distinta ma anche trasparente, mutevole e godibile.







È un edificio speciale perché è vivo: cresce, respira e si trasforma perché 150 alberi ad alto fusto ricoprono le sue terrazze. Insieme ai 50 alberi piantati nel giardino della corte producono ossigeno, assorbono anidride carbonica, abbattono l'inquinamento atmosferico, proteggono dal rumore, seguono il ciclo naturale delle stagioni, crescono giorno dopo giorno e creano un microclima perfetto all'interno dell'edificio, attenuando così gli sbalzi e gli sbalzi di temperatura in estate e in inverno.

Le strisce in legno massello che pavimentano le terrazze filtrano la luce del sole in estate, mentre in inverno lasciano entrare la luce in casa. Il rivestimento in scandole di larice è una sorta di superficie morbida e vibrante. Le strutture metalliche sembrano alberi e "crescono" dal piano terra al tetto mentre sorreggono il tavolato in legno delle terrazze: si intrecciano con la vegetazione a formare una facciata unica.

Uno degli obiettivi del progetto è l'aumento dell'efficienza energetica e per questo sono state adottate diverse soluzioni integrate: isolamento continuo, protezione solare, sistemi di riscaldamento e raffrescamento che sfruttano l'energia geotermica con pompe di calore e riciclo dell'acqua piovana per irrigare il verde.

L'edificio ospita 63 unità abitative, tutte diverse tra loro e dotate di ampie terrazze di forma irregolare che circondano gli alberi. L'ultimo piano è coperto da tetti verdi privati.

Il verde è diversificato: grandi vasi sulle terrazze, giardini di corte, pareti verdi e giardini pensili proprio di fronte ai loft.

Nei vasi sono presenti alberi o arbusti di diverse altezze da 2,5 m. a 8 m. Sono state piantate specie caducifoglie per avere l'irradiazione solare anche nel periodo invernale. La scelta delle specie, anche se diversificate in base alle diverse esigenze, è stata fatta per garantire una varietà di foglie, colori e fioriture.

Quando tutto il verde è in piena fioritura si ha la sensazione di vivere in una casa sull'albero. Si può sognare una casa o vivere in un sogno!








Architetto LUCIANO PIA - Note biografiche

Luciano Pia nasce il 2 ottobre 1960. Nel 1984 si laurea in Architettura presso il Politecnico di Torino con una tesi di studio sulla morfologia urbana e sulle relative proposte di intervento; nello stesso anno consegue l’abilitazione professionale.
L’inizio della carriera coincide con l’avvio del rapporto professionale con Andrea Bruno, col quale inizia a collaborare nei progetti di recupero d’importanti edifici monumentali. Il sodalizio con Bruno, in qualità di socio, continua per oltre quindici anni, con la realizzazione di numerosi progetti in Italia e all’estero. Questo periodo coincide per la formazione professionale di Luciano Pia con le fasi di massima attenzione alla sperimentazione nel recupero architettonico e di maturazione stilistica.
Nel 1987 si iscrive all’”Ordre des Architectes d’Ile de France” a Parigi dove svolge attività professionale dal 1990 al 2000.
Nel 2000, al ritorno in Italia, si apre una nuova fase professionale e creativa con all’avvio della collaborazione professionale con DE-GA S.p.a. – una delle più importanti imprese di costruzioni di Torino – che gli permette di acquisire una importante notorietà internazionale: la “Scuola Universitaria Interfacoltà di Biotecnologie” di Torino (2004-2006) – uno dei progetti più rappresentativi della poetica architettonica di Pia – è divenuta in breve tempo una delle architetture italiane più documentate sulle riviste specialistiche. Successivamente, ha progettato nuovi insediamenti residenziali di qualità come la casa di “via Calandra 17” (primo esempio di casa in classe energetica A nel centro storico di Torino), “25 verde” la casa tra gli alberi in via Chiabrera 25 e “Casa Hollywood” (trasformazione di un ex teatro ottocentesco in residenze ad alta efficienza) che rappresentano gli interventi recenti più conosciuti, divenuti riferimenti e modelli di sviluppo conosciuti in tutto il mondo attraverso pubblicazioni, filmati, articoli, conferenze e visite guidate.


La formulazione della poetica 

In Luciano Pia, la poetica e l’impegno civile come progettista sono riassumibili in 10 punti caratteristici, che qualificano teoreticamente l’intero corpus delle sue opere.
Così Luciano Pia descrive la sua attività:

1. L’attenzione nei confronti del Contesto
2. Prima le funzioni, poi il progetto
3. Valorizzazione del rapporto tra interno ed esterno
4. Il progetto del ” verde ”
5. La sostenibilità del progetto come valore primario
6. Costruire nel costruito
7. Comprendere e “ abitare ” i materiali
8. I dettagli non sono un dettaglio ma il progetto stesso
9. Riduzione della distanza tra il progetto iniziale e la realizzazione ultimata
10. Uomo, natura, biodiversità costruito e territorio

1. L’attenzione nei confronti del Contesto
Il contesto deve generare la forma dell’architettura; si tratta di valorizzare il genius loci, ovvero riconoscere che ogni luogo è peculiarissimo e in quanto tale va conservato e comunicato nelle sue caratteristiche formali più qualificate e storicamente dense.

2. Prima le funzioni, poi il progetto
Il piano delle funzioni deve essere alla base della articolazione degli spazi: l’organizzazione delle attività rappresenta lo schema primario su cui iniziare a modellare l’architettura e non viceversa. L’architettura deve essere al servizio di ciò che avviene al suo interno, ottimizzandone e valorizzandone la fruizione.

3. Valorizzazione del rapporto tra interno ed esterno
La dinamica tra il “dentro” e il “fuori” di una architettura deve diventare l’elemento dominante. Non si tratta soltanto di trovare le corrette corrispondenze tra pianta e facciata quanto piuttosto far sì che tale rapporto diventi fluido, poetico, ricco di suggestioni e di possibilità espressive e percepito come tale da chi lo abita.

4. Il progetto del ” verde ”
La vegetazione all’interno di un edificio non deve essere considerata un mero elemento accessorio o ornamentale, ma va pensata in rapporto organico con l’utilizzo dell’edificio e organizzata in funzione della sua stagionalità e della sua naturalità: quindi meno “verde costruito” e più “verde spontaneo”, occasionale, libero di esprimersi senza costrizioni formali.

5. La sostenibilità del progetto come valore primario
La sostenibilità – ovvero il miglior risultato ottenibile con il minimo impatto – deve essere intesa dal punto di vista energetico, ambientale, economico e di usabilità da parte degli abitanti.

6. Costruire nel costruito
Va perseguita la logica del “retrofit” ovvero dell’intervenire in spazi edificati utilizzandone al meglio le strutture portanti, i solai e le coperture per ottimizzare i costi di costruzione e diminuire la pressione sui terreni liberi.

7. Comprendere e “ abitare ” i materiali
Il cemento, il legno, l’acciaio, il vetro (i quattro elementi primari nella poetica di Luciano Pia) devono essere utilizzati e interpretati per quello che sono, senza mascheramenti o dissimulazioni, accentandone anche il deperimento nel tempo.

8. I dettagli non sono un dettaglio ma il progetto stesso
L’attenzione puntuale rivolta alla singola parte permette l’esattezza di un progetto e la precisione del progetto non è un dettaglio.

9. Riduzione della distanza tra il progetto iniziale e la realizzazione ultimata
Oggi sono disponibili formidabili mezzi di comunicazione del progetto; tuttavia, proprio per questo, si deve tendere ad eliminare la distanza che troppo spesso (proprio grazie alla potenza di elaborazione digitale) si istituisce tra rappresentazione e realtà costruita.

10. Uomo, natura, biodiversità, costruito e territorio
L’uomo è parte della natura e deve vivere in simbiosi con esso. Il nostro ambiente costruito dovrebbe riflettere questa simbiosi e reintrodurre la biodiversità. Il costruito è parte del territorio e con la costruzione lo disegniamo. Non dovremmo pensare che l’ambiente costruito sia qualcosa di diverso dal territorio. La nostra architettura e il nostro paesaggio sono in continua evoluzione e agiremo di conseguenza.

+1. Mah! attenzione, se il risultato è aberrante, cancella i tuoi pensieri e ricomincia.
Siate pronti a cambiare opinione, se capite che la vostra non è più corretta.
Luciano Pia



---------------

Post più popolari